A volte, quando dico “Sto bene”, voglio che qualcuno mi tenga stretto, mi guardi negli occhi e dica “No, lo so che non lo sei.”
La voce dei giovani parla
Oggi abbiamo Valeria sul tema della depressione.
Secondo te come facciamo a gestire e affrontare i brutti eventi della vita?
Per mia esperienza raccogliendo tutte le energie che abbiamo in quel momento e tirando fuori tutta la pazienza che abbiamo a disposizione, questo perchè i problemi nella vita ci saranno sempre e se ci sono più problemi di quello che una sola persona è in grado di gestire, cercare di capire da dove partire, senza abbattersi, andando per priorità, partendo dai problemi più piccoli per trovare la propria strada tra quelli più grandi e importanti, togliendo così i ragnetti dai buchi, come dico sempre io.
Davanti alle difficoltà la pazienza verrà a mancare, la stanchezza sarà tanta e si penserà subito che non ce si la può fare, ma bisogna cercare di tenere i denti stretti e non farsi spaventare da questa cosa, bisognerebbe invece imparare ad ascoltarsi sempre e ad ascoltare gli altri solo quando necessario, capire anche quando ignorare consigli e commenti, perchè per quanto chiediamo aiuto, poi dobbiamo imparare a ragionare con la nostra testa per uscire da un problema, così che se ne vengono altri fuori, si è in grado, da soli, di buttare giù i muri uno per uno, prima che diventino più grandi del previsto.. questo per dirvi che prima si inizia a lavorare meglio è.
Per lavorare intendo farsi aiutare, che è la cosa migliore a livello personale e ammetto che io personalmente prima di farlo ho toccato il fondo.
Ho iniziato purtroppo a soffrire di depressione a 15 anni, che inizialmente non è stata curata adeguatamente: andavo da una psicologa, dalla quale non ho ricevuto il sostegno di cui avevo bisogno e ammetto che probabilmente non ero pronta a riceverlo.
A 18 anni ormai ero vuota, anima e corpo, tale da non sentire più nulla, ma poi dopo un forte esaurimento nervoso, ho deciso di prendere il toro per le corna una seconda volta e ho trovato una psicologa nuova, a oggi che definirei il mio angelo custode, la mia colonna portante che sono 10 anni che mi segue.
Mi ha aiutata tanto, da lei ho trovato il mio angolo di mondo sicuro e intoccabile, anche oggi è così, se vado lì nulla mi può scalfire e solo lì posso trovare la forza di cui ho bisogno quando le cose si fanno tanto difficili.
Penso che iniziare un percorso personale sia l’unica cosa che un essere umano che sa di non stare bene può fare per iniziare ad amare se stessa/o; perchè è bene ricordare che non solo la parte fisica del corpo può provare dolore, ma anche la mente può soffrire in altrettanto modo, non va mai curata come ruota di scorta, ma aggiustata prima che lo squarcio sia troppo grande.
C’è un modo per ritrovare la felicità?
Assolutamente sì, cercando di capire cosa è importante per noi.
Io sono ripartita da questo, da quali erano i miei sogni e cosa avevo bisogno di fare per
sentirmi più libera: ho lavorato sulla mia autostima, sulle mie passioni e tanto altro.
È un processo molto lungo che richiede del tempo e una frase a riguardo, di questo pazzo e incontrollato ticchettatore, che non mi sono ancora tatuata ,ma spero di poterlo fare prima o poi è: “Tempo al tempo”; infatti ogni volta che ho uno crollo e le cose vanno molto male mi ripeto che ogni obiettivo ha bisogno di lui per crescere.
Rispettando i propri tempi si può tornare a essere più che felici, perchè significa che una
persona inizia a pensare più a se stessa, a non basarsi troppo sul mondo esterno, ad esempio: se gli altri corrono non vuol dire che anche tu devi correre; se hai bisogno di fare dieci passi e gli altri cinque, va bene così, oggi infatti viviamo in una società che accelera, anche quando non siamo pronti a farlo e non ci permette di essere felici, perchè pensando di dover stare al passo le energie iniziano a mancare e inizia a esserci confusione, il caos poi alimenta altro caos e finiamo in un loop che rischia solo di farci distogliere dai nostri obiettivi.
Però tutto è fattibile, deve venire da noi e bisogna crederci tantissimo.
Io per stare meglio ci ho messo 8 anni, è stata lunga, però oggi le cose sono cambiate tanto, (la mia ansia mi aveva allontanata dalla felicità per tanto tempo, in tante cose). Un progresso enorme che ho fatto, per esempio, è il tornare in spazi affollati senza avere attacchi di panico, per ora sempre accompagnata da qualcuno purtroppo, e ringrazio il mio compagno per la pazienza che ci mette con me tutti i giorni dal primo che ci siamo incontrati e mi ha supportata senza mai farmi pressione, mi sento migliorata rispetto alla partenza e questo mi ha portato ad avere più amici di prima e a godermeli anche fuori casa.
Ho raggiunto tanti obiettivi da allora e non smetterò mai di averne e di portarli a termine
per essere felice.
Tredici anni fa quando ho iniziato a stare male (e dieci anni fa quando ho iniziato la terapia), la felicità mi sembrava irraggiungibile, ma piano piano è arrivata, nonostante tante volte abbia detto “Non ce la faccio più”. Nonostante abbia urlato, pianto e fossi spaventata, ce l’ho fatta.
Penso che chiunque può trovare le forze dentro di sè per raggiungere quella felicità.
Ovviamente non è tutto rosa e fiori, però posso dirlo, oggi sono felice.
Esiste un lato positivo nelle profonde tristezze?
Sì esiste.
La Tristezza è come un fantasma che qualcuno in certi casi purtroppo si porta dietro, nessuno lo vede tranne te, uno spettro che ti porta ad annullarti, ma una cosa mi ha fatto tanto riflettere, che in certi momenti per me molto bui, per quante volte fossi stata giù di morale, ho sempre, non so come, trovato la forza non solo per me, ma anche per gli altri, per aiutare le persone che amo anche attraverso di lei, tenendo per mano il fantasmino.
Nonostante sia stata triste in tanti momenti, questa cosa non mi ha fermato davanti alle cose importanti, come essere presente davanti alla malattia di mia madre, i casini a scuola, i tanti problemi che abitavano nelle case dei miei amici, il prendermi cura del mondo che mi stavo creando… Nonostante mi sentissi una schifezza totale, dentro di me sentivo una sorta di vibrazione,
come se quel fantasma che mi sfiorava le spalle poteva essere una forza con cui potevo
camminare lo stesso.
La tristezza è sempre presa come un sentimento negativo, però il corpo è predisposto per
provarne, lei esiste per permetterci, piangendo, di buttare fuori tutto quello che ci fa star
male, infatti la sensazione che ho sempre provato dopo aver pianto è un forte sollievo.
Ho fatto 2 anni intensi dove ho versato lacrime, tutti i giorni o quasi, ho scoperto poi che a non aiutarmi a smettere era la mia valvola della serotonina che aveva iniziato a fare la birichina, mi sono dovuta curare per farla rifunzionare a dovere, ho iniziato a convivere con la tristezza e ho iniziato a piangere sempre meno: avevo sfogato talmente tanto che non ne sentivo più il bisogno e stavo piano piano recuperando le energie; era come aver vissuto in una tempesta e averla vista diventare una pioggerella leggera per poi riveder tornare l’arcobaleno che mi era tanto mancato.
In generale mi sento di concludere dicendo che non bisogna avere paura di essere tristi, è un sentimento che va vissuto come tutti gli altri e quando ci sentiamo giù, un mio caloroso consiglio è di accogliere il fantasmino e fargli delle domande: “Che cosa posso fare adesso? Qual è la cosa che mi fa stare più male? Perchè oggi sei qui con me? ” e dopo aver capito cosa non va, dopo aver pianto tutto quello di cui avevamo necessità, valutare in base alle lacrime versate quanto quel dolore abbia priorità nella nostra vita e capire in che ordine risolvere grazie ad esso le difficoltà.
Si può usare la tristezza come unità di misura a nostra disposizione, rendendola utile e non solo un mezzo di autodistruzione.
Posso dirvi che le cose che ho risolto per prime le ho capite soprattutto da questo,
da quanto ero triste per queste e in base a questo ho trovato la mia scaletta da risalire
gradino per gradino.
Come ho potuto essere così perso?
In un posto che conosco così bene?
Come ho potuto essere così distrutto?
In una famiglia così stretta?
Come potevo essere così solo?
Circondato da così tanti?
Come potrei essere così infelice
Circondato da tanta bellezza?
come potrei essere me stesso
Quando anche io sono ancora un mistero?
Anonimo
Intervistata: Valeria Siena
Sono una lettrice compulsiva, se mi cerchi in libreria sono nel reparto fantasy o per l’infanzia. Al posto di forchetta e coltello a tavola, da piccola avevo matite e colori. Il pane è la mia vita, ma sono intollerante al glutine.
Amo le persone timide, il profumo delle grafite e della carta, e il blu.
Fotografia: Valeria Siena
Articolo di Sara Manocchi