C’è una stanza un po’ magica. Una di quelle che nel momento che chiudi la porta dietro di te ti accorgi di essere in un ambiente così lontano e fantastico, così imprevedibile che potrebbe accadere l’impossibile. Una di quelle stanze in cui potrebbe nevicare dentro o sbocciarvi la primavera, potresti essere in pericolo da creature che ti vorrebbero togliere la vita o arrivare alla fine della tempesta a vedere che alla fine ciò che rimane è il cielo sopra le nostre teste.
Entra pure a vedere nella mia.
C’è un posto colmo
tra le alpi svizzere
colmo di cianfrusaglie vuote
ch’ella ha accumulato
negli anni al gusto di cioccolato
che ha perduto nell’ultimo fiato esalato.
Quel posto è così vuoto
nello spazio tra una tazza e quella teiera
colmo del dolore impossessato
dove il rimorso vive
dell’ultima chiamata
l’ultima vera felice telefonata
prima di quella che portasse il nome suo
via lontano.
Che la vita non ti avvisa
quando viene e si prende un pezzo
un pezzo ch’era tutto.