C’è una stanza un po’ magica. Una di quelle che nel momento che chiudi la porta dietro di te ti accorgi di essere in un ambiente così lontano e fantastico, così imprevedibile che potrebbe accadere l’impossibile. Una di quelle stanze in cui potrebbe nevicare dentro o sbocciarvi la primavera, potresti essere in pericolo da creature che ti vorrebbero togliere la vita o arrivare alla fine della tempesta a vedere che alla fine ciò che rimane è il cielo sopra le nostre teste.
Entra pure a vedere nella mia.
Perduta l’è mancata
la composizione della sua anima
quell’anima rotta
per le lacrime a dirotto
quella che ha salvato il corpo
che s’è venduta come oggetto,
o’ vo’ altri de sta società,
s’è venduta come corpo di donna
s’è venduta e mai avuta
ha nascosto il ricordo
della donna che ha venduto
per poi scoprire pover’anima
che il compratore l’ha bruciata
quell’anima non vive altrove
gli uomini d’affari hanno inalato il suo odore
di zucchero bruciato
come l’adolescenza che han infiammato
solo che con l’anima non puoi “buttare
è tutto da rifare”.
Hanno inalato il suo odore così raro
inalato un dolce lasciando un gusto amaro
“La loro barba m’ha piccata
la loro lingua assaporata”
“Merda che schifo
la lingua m’è rimasta amara”.
Hai gustato l’anima giovane
e lei s’è arroccata
dove tu non potevi inalarne
dentro le mura cerebrali, nella falcata
lunga che al suo corpo è restata
fa ancora capolino, con i capelli scomposti
la intravedi ancora la fiducia, che il mondo
porti solo cose belle, ch’esso non sia immondo.
Elisa, riprendi in mano la penna!